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Lo scorso 24 novembre, poco prima dell’epilogo della 60ª Biennale d’Arte di Venezia, Yuko Mohri mi ha consegnato il suo ultimo catalogo dal titolo “Re-pose”. La brochure contiene la documentazione del lavoro svolto nel Padiglione Giappone, per cui, tutto ciò che è precluso al visitatore: una finestra sull’opera in itinere.
L’artista, dopo l’ultima impegnativa mostra “On physis”, inaugurata il 2 novembre 2024 all’Artizon Museum di Tokyo, e tutt’ora in corso fino al 9 febbraio 2025, è riuscita a raccogliere un vasto apparato iconografico, fotografie, articoli, recensioni, interviste e una nutrita bibliografia che si apre con una sua dichiarazione (Statement), integrata da un’intervista di Emily Steer pubblicata su Arnet News il 25 maggio 2024, che si sofferma sui nostri incontri a Zolla14.
Sfogliando il catalogo si desume la complessità dell’intervento artistico, che affronta le problematiche contemporanee sempre con spirito positivo e tocco lieve.
La riflessione interrogativa “Which is more valuable, art or life?” (Cos’ha più valore, l’arte o la vita?) sfocia nel concetto di “decomposizione”: nel lento deteriorarsi dei frutti (mele, arance, kaki…) presenti nell’installazione e, scaduto il tempo, messi in una compostiera, collocata al piano terra dello spazio pilotis. Nel giardino adiacente al Padiglione si completa il ciclo di decadimento e rigenerazione: dalla terra alla terra.
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