Posted withregram • emmasenzagravita Pochi romanzi mi avevano fatto lo stesso effetto de I fratelli Ashkenazi di Israel Joshua Singer. Avevo chiuso il libro e, incredula, avevo sostato a lungo sulla data di pubblicazione. Descrivendo la fortuna e la sventura di due gemelli ebrei nel contesto di un’Europa orientale dai confini continuamente messi in discussione, da crisi, economiche e politiche, che generavano pogrom, Israel Singer aveva in realtà quasi profetizzato sul destino della popolazione ebraica a guerra scoppiata.
I suoi temi fondamentali tornano in questo romanzo breve, molto curato per la traduzione e l’aspetto filologico da giuntina1980: cosa significa essere ebreo, che cosa ne costituisce l’identità, quale sia la rilevanza della lingua in una comunità, quale sia l’importanza del lavoro che si svolge, come siano le relazioni familiari quando alcuni di questi elementi entrano in crisi.
Volf è diverso, in dissidio col padre, decide di andare in America. Dopo aver cercato di seguire i consigli di altri ebrei emigrati arriva in una fattoria, guarisce un cavallo e prende il nome di Willy.
Ma con la tragedia della Grande guerra decide di chiamare a sé la famiglia. Il dissidio riprende forma nel nuovo paese lasciando Volf-Willy in balia di questioni irrisolte, con la sola via della fuga.
Israel Joshua Singer, Willy, Giuntina