𝐂𝐨𝐧𝐭𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐋𝐚𝐫𝐚, all’anagrafe Evelina Cattermole, fu poetessa e scrittrice fiorentina. Con lo pseudonimo di Contessa Lara fece scandalo nell’Italia di metà 800 per i suoi numerosi amanti e per l’arguzia della sua penna. Scrisse la sua prima raccolta di poesie per la madre: è l’unico scritto a portare il suo vero nome.
Si sposò con Eugenio Mancini, ma la felicità coniugale sfumò in fretta. Scoperta in flagranza di adulterio con il suo amante, che rimase ucciso in un duello riparatore, venne ripudiata dal marito e dalla sua famiglia.
Dovendo sopravvivere iniziò a scrivere per alcune testate giornalistiche, fra cui il neonato Corriere della Sera. Angelo Sommaruga come editore scommise su di lei, pubblicando la sua raccolta di poesie. Inventarono il personaggio di Contessa Lara, pseudonimo con cui fu nota da quel momento. Scrisse poesie, romanzi, opere per l’infanzia e novelle, oltre a gestire rubriche di vario genere. Fu una delle prime giornaliste professioniste d’Italia e scrittrice affermata. Intanto collezionava amori più o meno stabili, favoriti dalla sua fama e dalla sua bellezza.
La sua vita sentimentale proseguì confusa e disordinata, finché conobbe Giuseppe Pierantoni, pittore di mediocri attitudini che si rivelò presto manesco e possessivo. Durante l’ennesima lite, le sparò e non la soccorse, causandone la morte dopo parecchie ore.
Morì a 47 anni, ricordata da tutti con un nome non suo. Fra le altre cose, era riuscita ad espugnare quella roccaforte maschile che era il mondo dei giornali, sostenendo il diritto di ogni donna ad essere giudicata professionalmente e trattata economicamente al pari di un uomo. Fu questo, accanto alle sue scelte di vita così diverse da quelle che allora ci si aspettava da una donna, a far di lei una delle tante “donne nuove” che in quegli anni cominciavano a farsi strada.
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