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Anche i buddhisti a volte peccano di arroganza. È Bhikkhu Analayo, monaco e accademico di fama internazionale, a fare autocritica su questo aspetto, che getta qualche ombra su chi manifesta la propria identità buddhista.
In questo studio coraggioso il lettore viene guidato nell’analisi storica di quattro forme
di presunzione di superiorità. La prima riguarda la discriminazione delle donne interessate alla vita monastica da parte di monaci che, non ritenendole adatte a ruoli di leadership e a diventare bodhisattva, le umiliano e allontanano; la seconda, la presunzione di chi appartiene alla tradizione Mahāyāna e si percepisce automaticamente investito di una sorta di superiorità rispetto alla tradizione Hināyāna; la terza, riguarda i theravādin, gli appartenenti alla tradizione Theravāda, che si percepiscono gli eredi degli insegnamenti originali del Buddha su presupposti fallaci; e la quarta è la presunzione di chi, alla stregua di Stephen Batchelor, in quanto buddhista secolare, si considera superiore rispetto alle altre tradizioni legate alla dimensione dei rituali e delle credenze.
L’analisi, come sempre, è rigorosa, parte da fondamenti storici e invita a riflettere sulla vera sfida per ogni buddhista: liberarsi da qualsiasi forma di attaccamento.
Traduzione di: Costanza Ceccarelli
Collana: Sentieri
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