🟤 L’intera contemporaneità si potrebbe sintetizzare e tradurre, al di là di tutte le possibili analisi, apologie e critiche, in tre parole: produttrice di consumo. Non si tratta di un puro consumo materiale: a consumarsi ed essere consumate sono anche le identità, le speculazioni, le economie, le politiche, le società, e non da ultimo un elemento fondante di tutto ciò e dell’essere umano stesso: la cultura. La produzione, tanto di beni e persino di repressioni, non si ferma alla sola industria, ai mercati finanziari, alle tattiche degli stati e delle grandi corporazioni. La produzione è divenuta, in modo imperante in questo secolo, un’entità autoreferenziale che assorbe, trasmuta e ricostituisce sempre ogni cosa, fra cui la sensibilità, l’intelletto e il desiderio. Così la produzione inizia a nutrirsi anche di tutte quelle “astrazioni” che l’uomo crea e usa sia per formalizzare i propri impulsi e sia per canonizzare dei codici di condotta e di comprensione della realtà: l’arte, le idee, gli svaghi persino. Tutto ciò non viene più creato e modificato continuamente dalle necessità umane e dai processi quantici, ferini e impulsivi del corpo-desiderante, ma da una meccanicizzazione automatizzata e istantanea del piacere e del consumo stesso: in altre parole, l’uomo ha affidato la sua capacità di razionalizzarsi e di dissiparsi a un archetipo reale che simula e basta, mantenendo in uno stato di sicurezza e inibizione perpetua il soggetto, tutti i suoi bisogni, comportamenti e oggetti del desiderio passati, presenti e futuri: «Dio è morto, e tutto accade dal basso verso l’alto. Il controllo dall’alto verso il basso è inibizione.» [continua su Dissipatio…] 🖋️ L’analisi di Ivan Branco ⚫️ Entra nel Nucleo Operativo
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⚪️ L’agire politico attraversa una fase metamorfica, ci suggerisce Giuliano Da Empoli in questo agile saggio intitolato “L’ora dei predatori. Il nuovo potere mondiale visto da vicino” (Einaudi, 2025), sviluppato come reportage di episodi icastici della politica internazionale conditi da commenti arguti dell’autore. La scienza del possibile vede il trionfo e l’affermazione di tipologie umane inedite rispetto all’arte di governo più paludata, destinate a imporre la propria volontà sancendo il tracollo di un vecchio ordine di valori che rischia di cadere nel dimenticatoio. Alla politica laccata segue la politica come demonologia applicata, come ingegneria del caos per studiare la meccanica della psicologia delle folle carpendone i magnetismi animali e gli umori più profondi canalizzati da leader in pectore che cementano così la propria ascesa. [continua su Dissipatio…] 🖋️ La recensione a cura di Lorenzo Cerani ⚫️ Entra nel Nucleo Operativo
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🔴 Pier Paolo Pasolini se ne andava tragicamente, in circostanze mai del tutto chiarite, cinquant’anni fa, il 2 novembre del 1975. Gli eventi, le pubblicazioni e i convegni a lui dedicati in queste settimane, segnalano che discuterne l’eredità intellettuale ha ancora un senso. Specie in un paese come il nostro, così affezionato ai suoi martiri, ai suoi morti ammazzati scomodi e pericolosi. Da poeta, cineasta e scrittore Pasolini ha saputo interpretare e raccontare le trasformazioni sociali, politiche e antropologiche del suo tempo come nessun altro intellettuale italiano del Novecento. Nicola Lagioia, su Robinson, lo ha definito non a torto la nemesi del conformismo, un mostro necessario, la perfetta vittima sacrificale. Il senso di colpa che ancora oggi l’Italia sente nei suoi confronti, per averlo isolato prima che venisse violentemente ucciso in una notte all’Idroscalo di Ostia, è lo stesso che Marco Belpoliti descriveva in Pasolini in salsa piccante: un sentimento di comodo e ipocrita che ha consegnato la vicenda pasoliniana al sensazionalismo o, nella maggior parte dei casi, alla retorica del “profeta scomparso”. Generando in ogni caso equivoci se non vere e proprie falsificazioni. Questo anniversario giunge dunque nella forma di un’occasione preziosa, per affrontare Pasolini finalmente senza quelle sovrastrutture sulle quali ci si è adagiati fin troppo. E leggerne l’opera assumendola nella sua giusta dimensione letteraria e poetica, a partire dal contesto dell’Italia del dopoguerra. Un paese percorso da fermenti sociali e politici straordinari, di cui l’autore di Ragazzi di vita e Le ceneri di Gramsci, da una prospettiva sostanzialmente cristiana e marxista, è stato testimone controcorrente, visionario, scandaloso. 🖋️ La recensione a cura di Alberto Scuderi [continua su Dissipatio…] ⚫️ Entra nel Nucleo Operativo
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🟡 Lo Statuto di Roma, entrato in vigore nel 2002, introduce la Security Council Referral: il Consiglio di Sicurezza ONU può “riferire” una situazione alla Corte Penale Internazionale, attivandone la giurisdizione anche su stati che non hanno mai ratificato lo Statuto né accettato la competenza della Corte, permettendo a un organo politico di azionare un tribunale formalmente indipendente. Il dispositivo viene attivato per la prima volta nel 2005 per il Darfur. La Corte emette mandati contro il presidente sudanese al-Bashir, che tuttavia continuerà a governare (fino al 2019) senza essere mai arrestato. Senza enforcement, il dispositivo funziona esclusivamente come teatro legale. Il mandato tende a risolversi nella produzione di una documentazione che estetizza la colpevolezza, rendendola immagine giuridica nel paesaggio mediatico globale, secondo il principio per cui, come aveva intuito James Graham Ballard, l’atrocità contemporanea produce eminentemente catalogazione. La seconda e ultima attivazione avviene nel 2011. Il 26 febbraio il Consiglio riferisce la Libia alla CPI all’unanimità. Russia e Cina votano a favore confidando nella circoscrizione della misura (r. 1970). Poche settimane dopo la risoluzione 1973 autorizza “tutti i mezzi necessari” per proteggere i civili, dando più o meno direttamente il via, il 19 marzo, all’azione militare NATO: quasi diecimila missioni in sette mesi disvelarono, una volta di più, il meccanismo di autoimmunità già descritto da Derrida in Stati canaglia (2003). Il 27 giugno la CPI emette mandati contro Gheddafi mentre la guerra è in corso. In questo modo i bombardamenti sono legittimati come operazione di polizia internazionale. La sua uccisione avverrà poi il 20 ottobre: le immagini del suo corpo agonizzante circoleranno immediatamente online. [continua su Dissipatio…] 🖋️ La visione di Michele Ferretti ⚫️ Entra nel Nucleo Operativo
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🟢 Oggi l’informazione somiglia a un condominio con le porte sfondate: ogni giorno passa una notizia più assurda della precedente, rimbalzata e distorta fino a perdere qualunque forma. I fatti non durano più di un ciclo di feed; si consumano nella ripetizione e si dissolvono nell’ironia. La mente, davanti a questa giostra, ha un riflesso antico: rifiuta il non-senso. Preferisce una trama sbagliata a un vuoto di significato. È un automatismo evolutivo, non un vizio culturale. Da millenni l’uomo traduce l’imprevisto in racconto: è il modo con cui trasforma il caos in memoria e sopravvive alla contingenza. Da questa difesa nasce il complotto: un racconto rapido, un colpevole in maiuscolo, un piano che ricuce l’incoerente. Non è un difetto della modernità, ma il proseguimento di un impulso arcaico: quello di dare intenzione agli eventi. La mente umana tollera la crudeltà del caso meno di quella di un disegno ostile. Per questo, di fronte al disordine, immagina una volontà che lo governa. Prima erano gli dèi, poi gli spiriti, oggi le élite, gli algoritmi, le intelligenze artificiali. Cambiano i simboli, non il meccanismo: il complotto è la mitologia di un’epoca che ha perso la trascendenza ma conserva la struttura mentale del sacro. [continua su Dissipatio…] 🖋️ La visione di Stefano Menegaldo ⚫️ Entra nel Nucleo Operativo
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Ribaltando le aspettative delle settimane precedenti, Javier Milei vince le elezioni di metà mandato, lasciandosi andare ad un’esultanza decisamente sopra le righe. Il suo partito, La Libertad Avanza, quintuplica i rappresentanti alla Camera e triplica quelli in Senato, portando a casa il 41% dei voti: un risultato inatteso per la maggior parte degli osservatori. 🖋 Leggi “Motoseghe e bisturi” di Francesco Manta su Dissipatio 🎞 ArgMilei ⚫️ Entra nel Nucleo Operativo
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🔵 Nella fase storica attuale, segnata dall’emergere di molteplici poli di potere, la geopolitica si è progressivamente estesa oltre le sue dimensioni tradizionali, che privilegiavano l’analisi delle forze materiali – eserciti, risorse naturali, infrastrutture strategiche – per includere una sfera più immateriale e meno visibile: quella delle narrazioni, delle rappresentazioni e dei simboli. In questo nuovo campo di battaglia culturale e ideologico, concetti come “Occidente”, “Eurasia”, “Sud globale” o “ordine internazionale liberale” assumono un valore operativo e non più soltanto descrittivo. Sono strumenti attraverso cui gli attori internazionali costruiscono identità, giustificano strategie, legittimano visioni del mondo. Tali concetti agiscono come codici di significato, o meglio, come dispositivi narrativi capaci di orientare la percezione degli eventi, di tracciare confini tra “noi” e “loro”, di classificare potenze e civiltà in base a griglie morali e culturali. Ma, soprattutto, questi codici non sono statici: mutano a seconda del contesto storico e geografico in cui vengono mobilitati. La loro efficacia dipende dalla loro capacità di adattarsi subendo un processo di ‘risemantizzazione’, rispondendo alle esigenze del momento. Adottare una prospettiva comparata consente di osservare come tali codici simbolici si siano evoluti nel tempo e abbiano assunto significati differenti in contesti diversi. [continua su Dissipatio…] 🖋️ La visione di Alessandro Frandi ⚫️ Entra nel Nucleo Operativo
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🟢 Perché abbiamo bisogno che gli italiani facciano più figli? Per salvare i conti pubblici o per salvare loro stessi? La retorica della natalità che accompagna ogni intervento governativo negli ultimi anni si muove costantemente su questa ambiguità, oscillando tra ansia economica e nostalgia identitaria. Si parla di culle vuote come di un’emergenza nazionale, ma dietro la superficie statistica si nasconde un progetto simbolico: quello di un Paese che misura la propria vitalità non sulla qualità della vita dei suoi cittadini, ma sulla loro capacità di riprodursi secondo un modello considerato “proprio”. L’ossessione per la natalità non è mai neutra, perché presuppone un’idea precisa di chi debba nascere e per quale scopo. Nel discorso politico italiano, soprattutto nella stagione del governo Meloni, la questione demografica diventa un campo di battaglia in cui si intrecciano l’economia e la biologia, la previdenza e la purezza. Si invoca la necessità di fare figli come se fosse un dovere patriottico, ma si evita accuratamente di dire che tipo di società si vuole costruire per quei figli. In questo modo la natalità diventa ideologia: un principio che pretende di salvare la nazione mentre ne irrigidisce le paure. [continua su Dissipatio…] 🖋️ L’analisi di Stefano Menegaldo ⚫️ Entra nel Nucleo Operativo
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🟣 Dal 24 febbraio 2022, l’invasione russa dell’Ucraina ha spezzato il torpore dell’Occidente, riportando in superficie l’incubo atomico: la Bomba non è più un’astrazione remota, ma l’eco costante di una minaccia che si è fatta semi-quotidiana. Di giorno resta tabù, ma la notte ritorna, nei funghi che si alzano all’orizzonte, nei corpi vaporizzati dall’abbagliante luce bianca dell’annientamento. Nel frattempo, la minaccia nucleare ha mutato funzione, dalla dissuasione all’assuefazione. L’atomica si è smarcata dalla sua natura deterrente per farsi linguaggio, codice implicito del confronto geopolitico. La deterrenza nucleare ha perso la sua essenza – troppo evocata, mai attuata, la minaccia si è svuotata di senso. Ironizzarci sopra è diventato il nostro modo di esorcizzarla, almeno finché prima o poi non prenderà corpo, lenta, sotto forma di probabilità crescente. Nel novembre 2024, la nuova dottrina nucleare russa ha sancito un cambio di paradigma: «Ogni attacco condotto da un membro di un’alleanza militare sarà considerato un’aggressione dell’intera coalizione.» Se percepita come umiliata, la Russia si riserva il diritto di ricorrere all’arma nucleare anche in risposta a un’offensiva convenzionale – purché orchestrata da uno Stato appoggiato da una potenza nucleare. Intanto, India e Pakistan si affrontano carsicamente e con indifferenza verso l’abisso atomico, mentre lo stallo tra Iran e AIEA si è rotto dopo il controproducente bombardamento israelo-americano del giugno 2025, ha finito per concedere a Teheran un vantaggio strategico: nove giorni di esitazione americana hanno concesso agli iraniani il tempo sufficiente per mettere da parte oltre 400 chili di uranio arricchito al 60% e spingere, sottotraccia, verso la Bomba. [continua su Dissipatio…] 🖋️ Lo scenario di Riccardo Ficicchia ⚫️ Entra nel Nucleo Operativo
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