CROCEVIA NIGER
🖋️ di Michele Ferretti
Lungo due direttrici distinte, dalla cittĂ carovaniera di Agadez, si possono raggiungere Algeria e Libia per poi risalire fino alle rive del Mediterraneo. Il tragitto verso i litorali algerini costeggia il margine orientale del massiccio dell’AĂŻr, nel nord del Niger e giĂ in area desertica sahariana, passando per la localitĂ mineraria (gravemente contaminata dall’estrazione di uranio) di Arlit in direzione del confine a Assamakka. Sul versante orientale, attraversando la cittadina rurale di Dirkou e l’oasi di SĂ©guedine è possibile tagliare il confine settentrionale nel Fezzan, regione del sud‑ovest della Libia nel mezzo del deserto. In entrambi i casi, un itinerario che catalizza migrazioni subsahariane, traffici illeciti (armi, droga, esseri umani) e focolai di terrorismo islamico, che proprio nella traversata del Niger trovano lo spunto per una propagazione alla volta dell’Europa, sta lì ad indicare la rilevanza strategica di questa “frontiera di sabbia” (p. Armanino). Si estende così il corridoio per eccellenza della mobilitĂ irregolare africana: circa 5 .700 km di confini erosi favoriscono milizie, predoni e gruppi affiliati a sigle terroristiche (JNIM o ISGS), con un Occidente incapace di frenare la spirale jihadista. Conglomerazione multi‑etnica di Hausa, Zerma‑Songhay, Tuareg e Fulani, snodo ineludibile per posizione geo‑morfoÂlogica e per la ricchezza di risorse (oro, petrolio, uranio), il Paese resta al centro di una contesa che sovrappone piani economici e securitari.
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