«Questo libro parte da un punto di rottura. Il punto in cui il malessere non si limita più a un gorgoglio sommesso. Stride, strepita. Dal suo torbido sottofondo erompe un suono nitido e crudo che mi preme sulle orecchie. Un suono che rintrona; un sussulto, poi sgomento, trattengo il fiato. È l’odio. Lo riconosco. Strilla dalle strade e a volte sussurra la sua approvazione incarnandosi nella rispettabile ostilità borghese, quando le persone muoiono ai confini dell’Europa, pianissimo, senza far rumore. L’ho visto brillare negli occhi dei miei genitori, sentito risuonare nelle loro grida. Lo ritrovo nelle minacce in agguato nella mia casella di posta. Ribolle nelle fantasie di vendetta che mi accompagnano dopo averle lette. Io stessa ho odiato, odio. Espiro. L’odio, io lo conosco».
👊 «Odio» di Şeyda Kurt, traduzione di Rachele Cinerari, da oggi in libreria e negli store digitali.
👊 Costruito per frammenti, alternando il registro saggistico-teorico e pagine profondamente personali, a un passo dalla poesia pura, Odio è una riflessione rivoluzionaria su un sentimento che, dai tempi del cristianesimo, è stato sempre letto in chiave negativa perché ritenuto inutilmente distruttivo, e foriero di scontro sociale. Nella lettura di Kurt, invece, l’odio può e deve essere uno strumento di coesione che riesce ad assumere una dimensione positiva: a differenza del disprezzo, dietro il quale si nasconde un senso di superiorità e un rifiuto dell’altro in quanto interlocutore, l’odio, nella sua declinazione costruttiva, può rappresentare addirittura la premessa a un dialogo, o almeno a una dialettica.
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