"Dire, fare, baciare, lettera o testamento”: un gioco da bambini, costruito sull’obbligo, non sul consenso. Rossella Ghigi, nel suo nuovo libro “Niente scuse. La violenza di genere riguarda anche te” parte proprio da qui per spiegare come la cultura della violenza di genere si radichi anche nei gesti quotidiani, nei linguaggi, nei ruoli che impariamo presto a recitare.
Il libro è diviso in cinque capitoli, che diventano un percorso di consapevolezza collettiva:
👉 Dire: nominare la violenza, per riconoscerla e studiarla.
👉 Fare: capire cosa facciamo (e cosa non facciamo) per contrastarla, dal piano personale a quello istituzionale.
👉 Baciare: indagare la violenza nelle relazioni intime, dove spesso resta invisibile.
👉 Lettera: raccogliere voci, testimonianze e riflessioni sull’apprendimento della mascolinità.
👉 Testamento: immaginare un patto sociale per cambiare, riconoscendo che la violenza di genere è anche una questione di welfare, di lavoro, di politiche pubbliche.
📌 Perché dire “denuncialo” o “lascialo” non basta, se poi mancano una rete e un sistema di sostegno per le donne che restano sole: la violenza di genere non è solo un problema individuale, è un problema politico.
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