«Ci si immagina Platone e Aristotele con ampie toghe da pedanti. Erano persone di mondo, e, come gli altri, ridevano con i loro amici; e, quando si sono divertiti a fare le loro Leggi e le loro Politiche, essi l’hanno fatto per gioco; era la parte meno filosofica e meno seria della loro vita: la più filosofica era di vivere semplicemente e tranquillamente. Se essi hanno scritto di politica, era come per dare delle regole ad un ospedale di pazzi; e se hanno fatto finta di parlarne come di una gran cosa, è che essi sapevano che i pazzi a cui parlavano pensavano di essere re e imperatori. Essi entravano nei loro princìpi, per moderare la loro pazzia e renderla il meno dannosa possibile.»
L'esergo di questo libro, tratto dai Pensieri di Pascal, è una perfetta introduzione al racconto di quella manciata di giorni – passati nella Death Valley in compagnia di belle persone, buon vino, musica sublime e sostanze magiche ben calibrate – in cui il grande Michel Foucault dimostrò di essere affabile, tenero, curioso, simpatico, matto, profondo e coraggioso. Così umano, e quindi così filosofo.
FOUCAULT IN CALIFORNIA