«"Il museo degli orrori è dentro ognuno di noi" essa gridò in un rinnovato parossismo "l’ha scoperto già qualcuno". E afflosciandosi, con un’aria sfiancata affranta: "L’inferno è in terra"».
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Il primo titolo del nostro 2025 è “La rappresaglia” di Laudomia Bonanni, pubblicato postumo nel 2003 dalla casa editrice Textus. Nel 2013 uscì negli Stati Uniti con il titolo “The reprisal” per le edizioni University of Chicago Press, curato da Susan Stewart e Sara Teardo dell’università di Princeton. Il romanzo ebbe una lunghissima gestazione (con ogni probabilità in esso confluì “Stridor di denti”, manoscritto del 1949 che non vide mai la luce) e solo nel 1985 la scrittrice abruzzese decise di proporlo prima a Mondadori e poi a Bompiani. Entrambe le case editrici però lo bocciarono perché “fuori moda” e non rispondente alle richieste dei lettori del tempo e la cocente delusione spinse Bonanni ad abbandonare definitivamente la scrittura.
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Ambientato dopo l’armistizio del 1943 in un Abruzzo ancora occupato dai tedeschi, “La rappresaglia” racconta di una banda di fascisti che, salita all’eremo di Acquafredda per sfuggire ai partigiani, cattura sulla strada una donna partigiana, la “Rossa”, in stato di avanzata gravidanza. L’improvvisato tribunale di guerra del gruppo, tra gli stalli del coro dell’ex monastero dove hanno rifugio ne decreta la fucilazione. Un romanzo che, secondo la prof.ssa Laura Fortini, autrice della prefazione alla nostra edizione, «a distanza di anni si conferma potentissimo per narrazione, punto di vista, espressività.»
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